Il paesaggio che oggi osserviamo al Vesuvio è il risultato di grandi sconvolgimenti geologici che hanno interessato la Piana Campana a partire da alcuni milioni di anni fa. Tra gli effetti di questi eventi geologici c’è la nascita del vulcano, che si fa risalire a circa 400.000 anni fa. La posizione geografica del Vesuvio, le terre fertili arricchite dai minerali contenuti nelle lave, insieme allo splendore dei loghi hanno determinato la colonizzazione di quest’area già a partire da, alcuni secoli dopo la nascita di Cristo. In quest’epoca furono i Greci e poi i Romani a stabilire le prime colonie alle falde del Vesuvio. Queste colonie conosceranno periodi di decremento ed incremento demografico, sia in conseguenza delle fasi di attività e di quiescenza del vulcano che degli eventi storici e sociali. Le colonie romane stabilitesi tra Pompei, Ercolano, Stabia ed Oplonti saranno costrette ad abbandonare il Vesuvio in seguito alla catastrofica eruzione del 79 d.C. A questa seguirà nel 472 d.C. un’altra eruzione esplosiva di grande energia. Il vulcano rimarrà poco abitato almeno fino ad alcune centinaia di anni dopo l’evento del 472. Tra il 1631 ed il 1944 le abitazioni alle falde del vulcano rimangono sempre a debita distanza dal cratere, grazie all’attività persistente che il vulcano mostrava in quest’ arco di tempo. Dal dopoguerra inizia una rapida crescita demografica alle falde del vulcano, specie in conseguenza dell’espansione della città di Napoli verso oriente. Il silenzio che il vulcano mostrerà dal 1944 servirà ulteriormente ad incrementare, a partire dagli anni cinquanta, la cementificazione in tutta l’area vesuviana. In questo contesto nasce, nel 1995, il Parco nazionale del Vesuvio, che si inserisce in un momento storico fondamentale per le questioni legate alla gestione di uno dei territori a più alto rischio vulcanico della Terra.